PANASONIC GH5 S – RECENSIONE

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RECENSIONE

Lumix GH5S

All’interno della scatola di GH5S troviamo: il caricatore della batteria, un cavo per connettere la camera al pc, alimentatore internazionale, la tracolla, la camera e, infine la manualistica.

Esteticamente si presenta molto simile alla precedente GH5: massiccia e pesante, tropicalizzata per resistere a condizioni climatiche avverse, e molto ergonomica. Sulla parte superiore troviamo la slitta per il flash, sulla sinistra una ghiera per scegliere le varie tipologie di scatto. Nell’ordine ci sono la modalità singola, sequenza, ritaglio foto in 4K dal video, le varie modalità di scena (a nostro avviso inutili), lo scatto con il conto alla rovescia e il timelapse.

Sulla parte destra c’è un’altra ghiera bella grande per scegliere: le solite modalità tra cui ovviamente quella per il video, i pulsanti molto comodi per il bilanciamento del bianco, degli ISO (fondamentale) dell’esposizione, uno dei tasti funzione e un gigantesco tasto REC. Piccolo intermezzo: ma perché Sony non si dota di una tasto come si deve nelle sue camere serie A73, R3 e A9? Pignoleria? Forse, ma quando si è in giro, un tasto comodo come questo è fondamentale. Chiudiamo con la ghiera del diaframma, il pulsante di scatto e il tasto on/off.

Lumix GH5S

Nella parte posteriore, abbiamo apprezzato molto il display touch che ruota a 360°. Normalmente non si usa molto per navigare tra i menu, ma è essenziale per centrare il punto della messa a fuoco con un semplice tap. Ai lati troviamo gli slot per il mic e le cuffie, porta HDMI e una USB type-C. Per quanto riguarda le schede, la macchina dispone di due slot SD card che può utilizzare in sequenza o come backup l’una dell’altra.

Specifiche dei sensori fotografici

Lumix GH5S

Al sensore micro 4:3 di GH5S (uno dei più comuni) sono abbinati solo 10,2 Megapixel, praticamente la metà di quanto offriva la GH5. Ovviamente non è una gara a chi ne ha di più perché, con l’abbassamento della risoluzione, la dimensione dell’area fotosensibile del singolo pixel praticamente raddoppia, il che vuol dire che basta metà della luce per garantire la medesima resa sugli scuri. Non solo, i 10,2MP bastano per fare qualsiasi formato video: ottimo nella resa del FullHD ma si comporta bene anche nei diversi formati 4K.

Al sensore è stato poi aggiunto un doppio circuito di gestione analogica del guadagno, lo strumento responsabile del rumore con le basse luci, proprio perché deve operare un’amplificazione del segnale debole che proviene dai fotosensori. Ma qual è quindi la resa totale? È nettamente superiore alla GH5, sia sulla riprese notturne che a basse luci, con una sensibilità nativa che si spinge fino a 51200 ISO contro i 12800 della camera precedente.

Risoluzione della ripresa

Lumix GH5S

La risoluzione della ripresa a sensore intero è di 3680×2760 pixel. La Lumix GH5S, però, è in grado di riprendere anche in formato 16:9 e simulare persino il 4K cinematografico in rapporto 17:9. Certo manca ancora qualcosa per arrivare alle vere riprese da cinema, ma possiamo risolvere con l’uso di una lente anamorfica, disponibile come accessorio in GH5S (ma costa tantissimo!). Inoltre, con l’effetto slow motion in risoluzione Full HD, si arriva addirittura a 240 fps.

La stabilizzazione ottica purtroppo è assente, diciamo che non è un grosso problema, mentre lautofocus nelle foto a primo impatto sembra veloce e preciso. C’è da dire che il nostro recensore ha usato la GH5S con ottica 14.-140 e apertura focale f/4.5.8 a diaframma variabile. L’effetto è stato molto piacevole, con uno sfocato morbido, nonostante non sia una lente eccellente. Di giorno è una camera che sa il fatto suo, soprattutto in calde giornate estive dove dobbiamo riprendere dei dettagli molto lontani.

Una vista del menu impostazioni

Lumix GH5S

Oltre alle classiche impostazioni come “standard, ritratto monocromatico e personalizzate”,  su Lumix GH5S abbiamo la gamma cinelike, la hybrid log e, soprattutto, il VLOG preistallato (a pagamento invece su GH5).

Parlando di Timecode, Lumix GH5S non solo è compatibile con tale strumento in ingresso ma è anche in grado di fare da master. Il montaggio di una ripresa multicamera diventa molto più veloce perché non c’è bisogno di mettere le clip in perfetto sync. Inoltre, si risparmia la scomodità di avere un generatore di timecode esterno. La stessa funzione può essere usata con successo anche nelle riprese monocamera in cui si sia utilizzato un recorder esterno per la cattura dell’audio, evenienza molto frequente nelle produzioni professionali e semi professionali: audio e video vanno in sync in fase di montaggio in maniera automatica.

Il menu in generale risulta molto comodo, essendo diviso per categorie, ma ci vuole un bel po’ di tempo per studiarlo. Basta comunque un poco di esercizio e diventerà subito intuitivo, soprattutto grazie ai tasti funzione che possono aiutarci durante le riprese.

 FONTE: TECNOANDROID

 

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